Ti capita mai di fare qualcosa di non troppo allineato a te e poi passare mezz’ore intere a chiederti: “Ma perché l’ho fatto”?

Magari hai risposto al tuo partner nel modo in cui non avresti voluto rispondere o ti sei comportata con un collega come non avresti voluto comportarti.

Perché succede questo?

Anche nel fare quello che “non ci piace poi così tanto”, ci vediamo un beneficio che tecnicamente viene chiamato “funzione utile”, il cui scopo è soddisfare un nostro bisogno e, ancora più a monte, onorare un nostro valore.

In altre parole, siamo portati a fare una certa cosa per soddisfare una nostra esigenza che, altrimenti, resterebbe insoddisfatta.

Ti spiego il tutto trascrivendo una parte del colloquio avuto con una cliente che, oltre alle sessioni di Coaching, aveva intrapreso un percorso psicologico. In questo modo avrai a disposizione maggiori informazioni per inquadrare al meglio questa tematica.

“Fin da piccola ho sempre ottenuto quello che volevo piangendo.
A volte i miei pianti erano sinceri. Altre volte no. A volte bastava qualche lacrima, altre volte piangevo a dirotto per mezz’ore intere.
Mi bastava farmi vedere in lacrime per far sì che i miei genitori mi comprassero o mi dessero quello che desideravo.
Ora ho quasi 30 anni e frigno ancora come una bambina. Solo che, adesso, comportarmi così mi dà fastidio e mi mette a disagio… Non posso mica mettermi a piangere in ufficio per ottenere dal mio capo quello che voglio! Che figura ci faccio?!?”

 

Lungo il percorso, la mia cliente ha ritrovato nel disperato bisogno di attenzioni la ragione (o funzione utile) dei suoi pianti. Piangere da un lato la portava ad ottenere quello che desiderava ma, dall’altro, soddisfava un bisogno ben più importante per lei che era quello di voler esser vista, notata, considerata.

Per lei non era tanto importante piangere per ottenere qualcosa di materiale: i suoi pianti avevano una funzione ben più strategica, che portava i genitori a guardarla sempre con occhi di riguardo e a darle sempre continue attenzioni per evitare di vederla piangere di nuovo.

Esplorare la funzione utile di questo comportamento ha aiutato la mia cliente ad essere più consapevole di sé e dei suoi modi di fare abitudinari, permettendole anche di gestire diversamente quel tipo di situazione dopo averne tratto il relativo insegnamento.

Spesso, infatti, la funzione utile di un certo comportamento non è immediata da comprendere: occorre un lavoro accurato di esplorazione (anche psicologica) per portare alla luce tutte le sfumature di questa dinamica.

Da quel momento in poi, avviando un lavoro certosino su di sé e sul perché sentisse un bisogno così forte di ricevere attenzioni, la mia cliente ha impedito al suo fare abitudinario di prendere il sopravvento e di farla reagire come aveva sempre reagito.

Ancora una volta, le sinergie tra Coaching e Psicologia hanno dimostrato di saper cambiare la qualità della vita delle persone.

 

Ti è capitato di ritrovarti in una situazione simile?

Porti queste domande aiuterà la tua esplorazione interiore:

  • Cosa mi spinge a comportarmi in questo modo?
  • Quale motivazione mi muove a fare quella certa cosa?
  • Qual è la funzione utile (o il beneficio) per cui metto in atto quel modo di fare o quell’azione?

E ricorda, rivolgerti ad un Professionista ti aiuterà a trovare soluzioni percorribili per un miglior benessere di vita.

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Redatto in via esclusiva per il portale Voglio Essere Me.