Lavori in smart working? Attenzione! Spesso son dolori!

Data di Pubblicazione: Gen 9, 2023
Categorie: Fisioterapia
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Le conseguenze di una postura scorretta in smart working

A partire dal 2020, sempre più aziende hanno deciso di adottare o incrementare la soluzione dello smart working, tanto proficuo in una vita ordinaria quanto potenzialmente deleterio nella routine quotidiana. 

Se da un lato lo smart working ci ha permesso di continuare a lavorare nonostante i momenti di stop, dall’altro lato è stato il responsabile di una serie di patologie che hanno compromesso il benessere di tantissime persone.

Se già in ufficio non è affatto semplice mantenere una corretta postura alla scrivania, figuriamoci come possa esserlo in un contesto casalingo, tra divano e sedie della cucina

Posture errate mantenute nel tempo portano allo sviluppo di disturbi come la lombalgia e la cervicalgia.

Il risultato? Se prima 3 italiani su 4 soffrivano di dolori posturali, di quelli, ad oggi, uno su due dichiara che quei dolori sono peggiorati. L’aumento della sedentarietà favorisce l’insorgenza di condizioni infiammatorie e squilibri posturali.

Probabilmente molte di voi non sanno o non immaginano nemmeno che la pressione sui dischi intervertebrali è massima nella posizione seduta: stiamo parlando di 1400 N contro i 250 N nella posizione supina. Da questi numeri si capisce perché tante persone che svolgono mestieri sedentari soffrano di patologie discali come ernie e protrusioni.
E poi, come se non bastasse, la retroversione del bacino produce una rettilineizzazione dell’arco lombare (detto lordosi) che aumenta ulteriormente il carico pressorio e dilata lo spazio tra i dischi posteriormente, favorendo la fuoriuscita del nucleo che, con il tempo, potrebbe erniare.

Come possiamo intervenire?

Una grossa fetta dell’intervento è certamente di tipo preventivo e, se ben svolta, permette di non arrivare a quello che è l’intervento riabilitativo vero e proprio.

Nel dettaglio, da un punto di vista preventivo, si suggerisce di:

– avere una postazione di lavoro ergonomica (vedremo tra poco cosa si intende);

– durante le ore di lavoro, alzarsi in piedi ogni 30 minuti, per almeno 5 minuti;

– abituarsi a fare attività fisica.

L’attività fisica, inoltre, risulta un valido alleato anche in campo riabilitativo.

Sempre per quanto concerne la riabilitazione, abbiamo poi l’introduzione di esercizi di stretching o mobilità da svolgere sia sul posto di lavoro sia a casa e la riabilitazione in senso stretto da fare con il supporto di un fisioterapista, la quale agisce sui sintomi veri e propri come dolore o perdita di mobilità.

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Le caratteristiche di una postazione di lavoro ergonomica

Partiamo dalla seduta, che deve avere un buon supporto della zona lombare e preferibilmente uno schienale alto che termina con il poggiatesta. È preferibile poi che abbia i braccioli per mantenere la corretta posizione dei gomiti a 90-100° (meglio se questi sono regolabili). Mouse e tastiera devono trovarsi alla stessa altezza ed il tappetino del mouse dovrebbe prevedere il supporto per il polso.

È importante percepire il peso del tronco scaricarsi sugli ischi: questo indica che il bacino si trova in posizione corretta. Occorre poi portare il sedere il più vicino possibile allo schienale per sfruttare l’appoggio lombare.

Per consentire alle ginocchia di mantenere l’angolo corretto di flessione di circa 90°, e per non tendere a scivolare e sdraiarsi sulla sedia, meglio utilizzare un supporto poggiapiedi.

Infine, il monitor: è fondamentale la sua posizione o, meglio, la sua altezza al fine di evitare disturbi cervicali. La parte superiore dello schermo deve trovarsi all’altezza dello sguardo o leggermente più in basso. Mentre il monitor stesso deve trovarsi ad almeno un braccio di distanza dal corpo.

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Articolo redatto in esclusiva per il progetto Voglio Essere Me.