“Una mamma per amica”: un bel titolo per una serie tv degli anni 90 trasmessa all’ora di cena!
Ricordiamo che le serie tv, diversamente dalla vita, hanno una precisa scenografia e soddisfano il bisogno staccare la spina, di fantasticare e di “non pensare”.
Ancora oggi, si ascoltano genitori che dicono di voler costruire un rapporto di amicizia con i propri figli: forse non sono ben consapevoli dell’ambivalenza del rapporto. Com’è possibile essere “genitore” che, per compiti di ruolo, definisce regole e nello stesso tempo essere “amico” che, per compiti di ruolo, condivide esperienze?
Ascoltando i genitori che nutrono l’idea di essere “amici” dei propri figli emerge un equivoco.
Sembra che il rapporto di amicizia funzioni quando sono piccoli.
Il genitore generalizza i momenti di gioco con il piccolo come struttura del rapporto: anche in quell’epoca si accorge che qualcosa non funziona ma quei momenti riesce a gestirli. Per esempio, riesce a gestire l’opposizione nel momento di ritirare insieme i giochi, nel momento di richiesta di lavarsi i denti prima della nanna, nei momenti della cena.
Attenzione però! Quella gestione da “amico” che il genitore è riuscito a tenere quando il figlio era bambino si trasforma poi in: “ho un problema” e “non lo riconosco più” quando il figlio diventa adolescente.
Simmetria e asimmetria nelle relazioni
La peculiarità del rapporto tra amici è la simmetria. Nell’ascolto di come gli adolescenti vivono i rapporti di amicizia, quei rapporti in cui un amico limita la libertà vengono interrotti e molti rapporti di amicizia finiscono proprio quando una delle due parti definisce regole.
Il genitore “amico” sarà in grado di gestire i “no” e la sana opposizione del figlio a quei “no” dell’amico ora trasformatosi, improvvisamente per lui, in genitore?
Altro tema condiviso in adolescenza tra amici è la sessualità. Una condivisione fatta di dettagli in cui viene sospeso il giudizio e la preoccupazione. Il genitore “amico” è pronto a tutto questo?
Gli adolescenti di oggi sono esperti di relazioni: non scarseggiano di “migliori amici” o di relazioni amicali.
I genitori possono fare la differenza! Una relazione asimmetrica li aiuta a crescere. I “no”, le regole e i limiti aiuteranno il figlio a mantenere un impegno tollerando la frustrazione, a trovare strategie per raggiungere un obiettivo, a credere in stessi. Il genitore non amico ma genitore qual è, presente sempre e comunque, aiuterà il proprio figlio ad essere sicuro di sé, a conquistare la propria autonomia e senso di responsabilità, senza farlo sentire solo davanti ai veri problemi della vita.
Le relazioni di amicizia sono molto importanti ma seguono i cambiamenti di vita. Gli amici vengono, vanno, restano. La relazione genitore-figli resta, nonostante discussioni e divergenze. Questa è la differenza sostanziale per una crescita sicura, sana e matura.
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Redatto in via esclusiva per il portale Voglio Essere Me.